Marigliano
Ospitale della Santissima Annunciata
Un elegante palazzo borghese, affacciato sul corso principale della città e preceduto da un piccolo giardino con due alte palme. L'elegante costruzione al civico 226 del corso Umberto I appare anni luce lontana dalla moderna concezione dei grandi centri ospedalieri, frutto della pianificazione regionale della degenza sanitaria. Ma l'attuale edificio dell'ospedale civile, ormai poliambulatorio dell'ASL Napoli 4 e sede della Guardia medica, rappresenta solo l'ultima e più “moderna” dimora dell'antica istituzione sanitaria di Marigliano, già esistente almeno dal XIII secolo. Il testamento di Orlando Maniscalco del 1292, punto di partenza della fondazione a Marigliano del monastero poi divenuto Casa Comunale, contiene anche il seme della fondazione di un ospedale, donando egli ai monaci di Montevergine, tra l'altro, alcune case all'interno del paese affinché vi si fondasse anche un ospedale a sollievo dei poveri, dotato di quattro letti. A questo primo nucleo dovettero aggiungersi altri spazi che ampliarono la primitiva esigua capienza, e la conduzione dovette passare alla Congregazione dell'Annunziata, istituita a Napoli durante il Regno di Carlo d'Angiò e che a Marigliano godeva del diritto di patronato sulla chiesa dell'Annunziata, accanto alla Collegiata Santa Maria delle Grazie. A tal proposito è molto illuminante la Santa Visita del Vescovo di Nola, mons. Spinola, datata 1580 in cui si legge che “Questa confraternita gestisce l'Ospedale trasferito da poco nella vicinanza delle mura della suddetta terra, in cui viene esercitata l'ospitalità…..Si prendono cura di inviare, a loro spese, i bambini abbandonati al sacro Ospedale dell'Annunziata di Napoli. Soccorrono anche i poveri e si esercitano in altre opere di carità”. Poco prima quindi del 1580 l'ospedale lascia l'antica sede, posta forse in prossimità del Monastero in via Montevergine nelle case lasciate dal Maniscalco, per trasferirsi “nelle vicinanze delle mura”, in viella del Campanile, alle spalle dell'abside della Chiesa dell'Annunziata. Il tratto meridionale delle mura cittadine correva infatti lungo tale strada, e il complesso della Collegiata e dell'Annunziata occupava il primo lotto edificato entro le mura. Negli attuali locali di servizio della Collegiata è presente al pianterreno un salone di vaste proporzioni lungo oltre dieci metri, coperto da una volta a botte alta oggi quasi quattro metri in chiave. Recenti scavi nella zona hanno avvalorato l'ipotesi che il livello di calpestio dei pianterreni antecedente al XVII sec. doveva essere posto almeno 0,80 metri più in basso dell'attuale quota, anche in seguito alla violentissima eruzione del Vesuvio del 1631.Il salone in origine poteva avere quindi un'altezza di almeno cinque metri, e l'ambiente essere quindi ben più vasto di quel che appare oggi. Si può dunque ricondurlo direttamente al modello classico dello “spedale” medievale, costituito da un'unica sala ad un sol piano, di una o più navate, con finestre sul lato lungo e simile a una chiesa. L'altare doveva essere ben visibile a tutti gli ammalati e la struttura doveva soddisfare tutte le principali esigenze dell'uomo: casa, cibo, cure e,soprattutto, servizio divino. Il nostro potrebbe quindi essere stato una replica in miniatura delle grandi sale-ospedali francesi, e della grande Sala dell'Ospedale in Santa Maria della Pace a Napoli, lungo via dei Tribunali. Lo “Statuto dell'Ospedale di Marigliano” datato 11 agosto 1874 e approvato dal Re Vittorio Emanuele II, ci informa che all'antico ospedale di carattere religioso se ne sostituisce uno di natura più “laica”, voluto dalla Duchessa di Marigliano Giovanna Caracciolo, che nel 1770 fece costruire un locale per quest'uso dotandolo di suoi beni, arricchito da successive donazioni tra cui quelle del Primicerio Francesco Antonio della Badessa. L'importanza assunta nell'Ottocento dalla strada Regia delle Puglie, e il progressivo disfacimento delle mura della città nel corso dello stesso secolo, determinano il nuovo affaccio di alcuni edifici pubblici verso l'asse viario principale, oltre all'espansione urbanistica lineare dell'edificato cittadino. Il caso emblematico è rappresentato dalla Casa Comunale, che inverte il suo fronte principale, e capovolge sul corso l'ingresso, fino ad allora prospiciente la via Montevergine. Il processo di abbellimento del corso Umberto produce i lavori di rifacimento della facciata del Municipio nel 1938, che assieme alla costruzione della Casa del Fascio, della Villa comunale e dell'Edificio scolastico, definiscono l'immagine cartolina di Marigliano nel periodo tra le due guerre. L'Ospedale civile, vanto della Municipalità e del Duca Mastrilli, patrono conservatore dell'istituzione, ne subisce ugual sorte. Dotatosi nel frattempo dello statuto e riconosciuto sotto ogni profilo giuridico, l'istituzione avrà una nuova elegante sede in luogo delle strutture volute dalla Duchessa Giovanna Caracciolo. A ben guardare però, anche questa risulta solo un'operazione di facciata, poiché il nuovo edificio rappresenta solo un corto avancorpo aggiunto alla stecca più bassa, rappresentata dai locali su viella del Campanile.
